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lunedì 25 aprile 2016

Dagli archivi Wordpress: IndustriaLynch

(Data: 06/11/2014)

Volevo dedicare un angolino del mio blog ad una serie di scatti che mi hanno colpita tanto da non rendermi conto di averle salvate due volte sul pc in due cartelle identiche. Come ben sapete, a Bologna è in corso una mostra fotografica di David Lynch fino al 31 dicembre. La mostra si tiene al MAST e, per chi dovesse passare da quelle parti, penso sia decisamente un MUST farci un salto. Non solo perché David Lynch è uno dei registi più controversi e influenti nel mondo del cinema (durante la mostra vengono proiettati a ciclo continuo alcuni suoi cortometraggi inerenti al tema), ma -a mio parere- specialmente per omaggiare altri lati di lui che lo rendono un effettivo artista a 360°. La mostra, infatti, raccoglie una collezione di fotografie scattate nel ventennio 1980-2000 tra le decadenti fabbriche abbandonate europee e statunitensi.

David-Lynch-mostra-2
David-Lynch-mostra-3
David-Lynch-mostra-1
David-Lynch-mostra-4

(Fonte: qui)

Adoro l'approccio soggettivo che ciascun fotografo ha con il proprio mezzo che, non solo fa apprezzare la bellezza estetica di una foto, ma anche il suo profondo aspetto concettuale. Non c'è da stupirsi se le foto di Lynch siano così profonde, avvolte da folte e impenetrabili nuvole di grigi e di neri, talmente pesanti che sembra di poterne percepire la consistenza. Dopotutto, ci piace soprattutto il senso d'angoscia che solo lui è capace di trasmettere in una maniera più unica che rara. La scelta del soggetto delle foto, poi, lo umanizza: la nascita delle fabbriche fu la più influente svolta nella storia dell'umanità, la decadenza di queste affascina l'uomo tanto da spingerlo ad inoltrarsi per esplorarle. Tra le mura pericolanti e il pavimento polveroso che scricchiola sotto le scarpe, si celano decenni di duro lavoro che hanno segnato il fenomeno della meccanizzazione dell'uomo e quindi dell'annullamento di esso come individuo, seguiti da anni durante i quali l'uomo comincia ad essere sostituito dalle macchine, sotto slogan che incitano maggiore produttività per maggiore consumo con la nascita del consumismo. Che dire, anch'io sono completamente affascinata dai luoghi abbandonati, specie dagli scheletri dei palazzi e dalle fabbriche che sogno di poter far rivivere e dargli di nuovo un pizzico dello splendore che meritano. A mio parere, queste rappresentano la decadenza dell'animo umano pronto a lasciare a marcire ciò che non gli serve più per passare a nuovi progetti: generazione abituata al gettare-quando-non-serve-più piuttosto che rimboccarsi le maniche e sistemare, generazione dello sprecare-invece-che-riciclare.
Lynch le fa rivivere attraverso questi bellissimi scatti e cortometraggi, e così molti altri fotografi moderni amatoriali.
In fondo, non c'è niente di più immortale di una foto.

(c) Martisia aka Mars

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