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sabato 30 aprile 2016

Un giorno da "Testa Matta"

Buon pomeriggio e buon weekend a tutti! Oggi mi sono svegliata con un fortissimo mal di testa che mi ha costretta a rimanere a casa, perciò, adesso che mi sento meglio, vorrei approfittarne per pubblicare un post su cui ho lavorato per un po' di tempo ma che ancora non sono riuscita a pubblicare. Era da molto, moltissimo, anzi troppo, che avevo intenzione di farlo, ma fino ad ora è rimasto impregnato con l'inchiostro sul mio diario cartaceo. Pertanto, lo riporto.

"Sabato 28 Novembre 2015 ho trascorso un pomeriggio ispirante. Fisicamente ci trovavamo alla Feltrinelli di Pescara, in occasione del festival della "premiazione Paolo Borsellino" (¹), per la presentazione del libro Teste Matte di Salvatore Striano, pubblicato lo scorso Settembre dalla casa editrice Chiarelettere [¹]. Durante quell'ora abbondante trascorsa ad ascoltare le parole dell'autore, sembrava, però, di essere stati catapultati nel cuore di Napoli - luogo in cui, d'altronde, sono stata in questi giorni leggendo l'opera tutta d'un fiato.
La parlata di Salvatore era diretta e incalzante, con un giusto equilibrio tra italiano perfetto e simpatiche digressioni in napoletano, esattamente come il linguaggio che si ritrova nel suo libro (scritto con il regista Guido Lombardi [¹]), assolutamente privo dei classici fronzoli hollywoodiani tipici delle storie di crimine raccontate come leggende - coperte da una sorta di velatura patinata di vecchie glorie. Dentro vi è raccontata la storia delle Teste Matte: un gruppo di ragazzi, tra cui i nostri protagonisti ovvero i due cugini Sasà e Totò, che, stufi delle ingiustizie subite per mano della camorra, decidono di ribellarsi al boss. La denominazione del gruppo, data dalle testate giornalistiche di allora, è dovuta, appunto, dall'audacia che hanno avuto nel compiere questa battaglia.

"Queste persone, in realtà, vivono come degli sfigati - il resto è solo film: non possono uscire di casa nè per fare una passeggiata, tanto meno per andare al cinema, perché il rischio che vengano uccisi è costante; non possono stare con le mogli perché o sono in carcere, o latitanti e quindi nascosti in chissà quale cunicolo. E' vero, hanno i Rolex legati al polso, ma solo per vedere quanto tempo gli rimane prima di venire arrestati o, ancora peggio, uccisi." 

Salvatore, detto Sasà, ci guida nei Quartieri Spagnoli di Napoli durante gli anni '90 e dà la voce a chi, come lui, si è ritrovato a dover sopravvivere nella giungla della povertà e a dover tutelarsi nei confronti di quelle persone che, come vampiri, si nutrono della paura della gente - marciando sulla loro debolezza. Del resto, la paura è lo strumento migliore per deformare al meglio il pensiero comune del popolo e quest'azione, vigliacca ed infame, avviene sia illegalmente che legalmente - altro punto su cui l'autore ci invita a riflettere durante la presentazione. Il terremoto dell'Irpinia del 1980, oltre alle fondamenta fisiche di case e palazzi, ridusse in frammenti anche le basi della crescita di un individuo come l'istruzione. La mancanza di queste basi portò conseguenze: bambini di otto anni, come il piccolo Sasà e suo cugino Totò, le cui uniche preoccupazioni, ai tempi, dovrebbero essere state i brutti voti a scuola o evitare di capitare a fare il ruolo della guardia nel gioco "guardie e ladri"*, faranno scuola per i vicoli del loro quartiere imparando nozioni non dai libri ma dalle dure leggi della strada. "Scugnizzi”*, così vengono chiamati i bambini con più esperienza degli adulti alle spalle, costretti a crescere in un battibaleno e ad indossare vestiti tre taglie più grandi di loro come le loro responsabilità, di volume superiore rispetto ad un bimbo nato in circostanze diverse. Con questa parola, infatti, si definiranno per tutta la vita perché a loro la gavetta nel mondo del crimine non interessa, semplicemente – citando le parole dell'autore - “le porte del crimine erano aperte, e ciò che abbiamo fatto era l'unico modo disponibile per auto-tutelarsi” quando il virus della camorra ha iniziato ad infettare anche chi dovrebbe proteggere, a scapito dei più deboli: basti pensare a tutti quei poliziotti corrotti che si intravedono, come dei fantasmi, per le pagine del libro. Sasà e Totò, però, da bravi “guappettielli”* quali sono, si rifiutano di rinunciare al loro mestiere di rapinatori e al loro stipendio sudato di corse e adrenalina per colpa di “camorristi ricottari”* che danno ordini e ricevono soldi senza alzare un dito. Quello che hanno fatto assieme al loro gruppo di amici, etichettato dallo stato come “associazione a delinquere a stampo camorristico/gang”, è stato unico nel suo genere, per quanto moralmente ed eticamente sbagliato: confutare il potere del boss, riuscendo a scardinare il cosidetto “sistema”.
L'autore, infatti, parla della sua opera come “libro di formazione”, perché lui stesso tra i vicoli e "i dieci minuti di camorra al giorno"*, tra violenza e rimorsi, si è forgiato, percorrendo un percorso fisico ma soprattutto spirituale anche grazie alla presenza della sua fidanzata Monica, le cui braccia erano il suo castello sicuro, i suoi occhi la speranza di una vita migliore, serena, normale. Non un libro di condanna, quindi, ma – a detta sua – un libro che porge la mano a quelle persone che, come lui, sono nate nell'odio – affinché non si lascino avvelenare da esso e da quelli che su questo sentimento hanno basato la propria vita e il proprio profitto.
Durante la presentazione, inoltre, l'autore ha parlato anche del potere salvifico della letteratura, raccontando la sua esperienza in prima persona vissuta in carcere, dal quale è riuscito ad evadere non fisicamente ma mentalmente grazie ai grandi autori, in particolare Shakespeare. Il problema dello stare dentro è l'abitudine e la rassegnazione, il non riuscire a vedere altra vita possibile e quindi ricadere negli stessi errori del passato. La letteratura, invece, si è presentata a Salvatore offrendogli una via d'uscita, un'alternativa che lo ha completamente riabilitato. "

“Voglio parlare solo con persone che parlino d'amore – perché quella gente (rif: camorristi) non ne conosce il significato, così come non sanno cosa voglia dire godere anche delle cose più semplici.” 



NOTE: * - citazioni/parole prese dal libro Teste Matte (c).
(1) - "Premio Nazionale Paolo Borsellino": per maggiori informazioni, click qui; programma anno scorso, click qui
- ciò che è scritto in corsivo sono alcune parole dette dall'autore durante la presentazione, riportate.

FONTI: [¹]

(c) Martisia aka Mars

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